La Stazione Suborbitale

Il corridoio era abbastanza anonimo, dipinto di un bel colore azzurro chiaro e illuminato dal soffitto. Non c’era nessuno in vista. Quando le porte si furono chiuse alle sue spalle non ci fu più nessun movimento. Anche l’aria sembrava stranamente priva di odori.

Non sono molti i visitatori, da queste parti, almeno per ora”, disse una voce al suo fianco facendolo sobbalzare; Zeo era apparso all’altro estremo del corridoio e gli faceva cenno di avvicinarsi, “da questa parte. Immagino tu voglia vedere l’osservatorio, per prima cosa.
Jona lo seguì oltre una porta che si aprì scivolando senza rumore davanti a loro e si richiuse alle loro spalle. Percorsero un altro corridoio e, dopo una ventina di metri un’altra porta si aprì. Il Mago sapeva cosa aspettarsi, visto che aveva studiato i dati della Stazione, ma rimase ugualmente a bocca aperta.
L’Osservatorio era una grande sfera trasparente con un pavimento ugualmente trasparente che la tagliava in due poco sotto la linea mediana. Sporgeva da un lato della Stazione per tutta la lunghezza del corridoio che avevano appena percorso e permetteva una splendida vista sia della Stazione stessa che della Terra sotto di loro.

La Terra era enorme, ma già si vedeva che era una sfera. Occupava buona parte del pavimento e sfumava in un azzurro intenso che diventava sempre più scuro fino a diventare completamente nero ai lati. In alto, nonostante il sole, erano visibili molte stelle contro il nero del cielo.

Al suo fianco, al di là del corridoio, poteva vedere la struttura della Stazione: una specie di scatola piatta attraversata dalle due immense ruote che giravano a velocità diverse. La più lenta era ancorata ai cavi che l’avevano portato su dalla base della Torre, la più veloce collegava con la prossima stazione: la Stazione Intermedia lontana diecimila chilometri, poi, dopo altri ventitremila chilometri, c’era la Stazione Sincrona, seguita dalla Stazione Esterna. Altri cavi fissi, oltre quelli mobili, sostenevano la Stazione tenendola “appesa al cielo”. Erano appena visibili, neri contro il nero del cielo. Ben visibile, nonostante la distanza, era il puntino luminoso della Stazione Intermedia.

Zeo fece un gesto e la Stazione Intermedia parve balzare loro incontro. Era assai meno regolare della Stazione Suborbitale ed era un caos di sfere, condotti, pannelli ed altre strutture che Jona non riconobbe. Sembrava anche molto più grande.

Può essere che tu arrivi fin là, e forse oltre, ma prima devi completare il tuo addestramento e scegliere la tua via. Potrai tornare in questo posto ogni volta che vorrai. Temo che il resto della Stazione Suborbitale non sia costruita per essere adatta ad un uomo abituato a girare in ampi spazi aperti. Ti troverai un po’ spaesato e solo. Considerala come un’altra prova e pensa che durerà poco.

Jona non vedeva persone da quando aveva lasciato la valle dei Draghi e aveva avuto come compagnia soltanto Mentore per mesi, oramai. Scrollò le spalle. Un altro po’ di solitudine non lo spaventava, anche se non ne era certo contento.

Zeo lo condusse di nuovo attraverso il corridoio e poi in un piccolo appartamento, completamente senza finestre di alcun tipo, ma dotato di servizi e di uno speciale armadietto nel quale, a richiesta, poteva trovare quasi qualunque cosa desiderasse.
Adesso riposa”, gli disse infine Zeo prima di svanire, “i prossimi giorni saranno faticosi.
Jona si sedette sulla sedia che risultò incredibilmente comoda, nonostante sembrasse dura e rigida e chiese rivolto all’armadietto magico: “Un boccale di birra!” Poi, sentendosi vagamente ridicolo, aggiunse: “Per favore.”