La mattina dopo, alla luce del sole, intravidero quello che immaginavano già dovesse esserci: il ragno aveva tessuto una tela subito sotto il coperchio.
Si trattava di una tela di fili sottilissimi e neri come la notte, tanto sottili da essere quasi invisibili, ma abbastanza resistenti da tagliare qualunque cosa come la lama di un rasoio. Il legno non incontrava quasi resistenza, come si era visto la sera prima, mentre sostanze più dure, come vetro e metallo, offrivano una certa resistenza e riuscivano a piegare i fili della ragnatela, ma poi venivano tagliati anche loro senza che la tela ne risentisse.
Cominciarono ad arrivare i vicini a chiedere notizie. La triste novella era passata di bocca in bocca con la velocità tipica delle piccole comunità.
La coppia si chiuse nel suo dolore e non fece il minimo accenno né al giuramento né al Dio e tanto meno al ragno.
La sera invocarono nuovamente Thano, ma il Dio non si manifestò né quella sera né le sere successive.
La vita riprese il suo corso, lenta e monotona. Ahmanejadil coltivava l’orto vicino alle rive del fiume e Marjad curava gli animali da cortile e filava la lana. Tra gli animali da cortile v’era anche il ragno che rimaneva nel suo secchio anche se, con l’aumentare dei detriti sul fondo dava segni di crescente irrequietezza.
Tutte le sere, dopo cena, entrambi rimanevano immobili con le fronte schiacciata nella polvere invocando Thano perché tornasse, ma il Dio tardava.
Le uniche differenze nella loro vita erano che ora Marjad accompagnava il marito al mercato, quando andava a vendere i prodotti del suo orto non sopportando di rimanere da sola e, naturalmente, che mancavano i bambini.
Un pomeriggio, mentre filava sull’uscio, sentì che il ragno si agitava nel suo bugliolo. Raspava e lavorava vicino al bordo, poi spuntò fuori e saltò a terra.
Marjad si guardò attorno freneticamente, vide l’altro secchio che suo marito aveva costruito in sostituzione di quello occupato dal ragno, lo svuotò lanciando l’acqua fuori dalla porta e lo mise davanti al ragno che si stava dirigendo verso un angolo.
L’animale parve riconoscere l’oggetto e vi entrò, fece un giro di perlustrazione che dovette dare esiti positivi perché cominciò subito a costruire un’altra tela che ne sigillasse l’ingresso in modo che nulla di dimensioni superiori ad un centimetro circa potesse entrare senza essere affettato.
Terminato il suo lavoro si ritirò al centro del secchio, ben distante dalla tela e rimase immobile.
Marjad era rimasta ad osservarlo affascinata senza nemmeno accorgersi che Ahmanejadil era rientrato e stava guardando al suo fianco.
La nuova tela era invisibile nella penombra della casa ed anche la vecchia, nonostante avesse trattenuto qualche granello di polvere, era più un’entità astratta che reale. Un’astrazione pericolosa, però. Se quel ragno doveva “essere utile”, come aveva promesso il Dio, era per quella tela, ne era certa.
Prese il bugliolo e lo portò alla luce del sole.
Ora, avvicinandosi, poteva vedere il filo nero che chiudeva quasi completamente l’apertura. Il ragno l’aveva staccato dal bordo del secchio in un paio di punti per poter uscire.
Era attaccato con una specie di colla semitrasparente.
Marjad provò la resistenza di quella colla, che era in palline abbastanza grandi da poter essere prese e manipolate, se si faceva molta attenzione.
Dopo un’ora buona di lavoro e l’aiuto di uno dei suoi aghi di ferro, la tela era appoggiata su un piatto di ceramica bianca.
Marjad e suo marito la guardavano perplessi. Che dovevano farci? Era sicuramente un oggetto pericoloso, ma come usarlo?
Una voce alle loro spalle li fece sobbalzare: “Bravi. Abbastanza intelligenti da capire che cosa è importante ed abbastanza abili da non perdere le dita cercando di prenderlo.”
I due erano con la fronte sul pavimento ben prima della fine della frase.
“Alzatevi. Non c’è bisogno di prostrarsi. Ho un regalo per te, Marjad ed uno anche per te, Ahmanejadil.”
Sullo sgabello vicino alla porta c’era un foglio di pergamena e, sopra, due pinzette di lucido metallo che terminavano con una punta nera come la notte.
“Con quelle pinzette puoi manipolare il filo del ragno. La colla, se scaldata diventa morbida e la puoi usare per riattaccarlo a qualche altra cosa.”
“La mappa, invece, quando direte il mio nome, vi mostrerà i bambini in pericolo. I puntini verdi sono quelli che sono sotto osservazione dei rapitori, quelli rossi stanno per essere rapiti e quelli marroni sono quelli nelle loro mani, poi scompaiono di nuovo.”
Il Dio scoppiò in una risata vedendo come Marjad allungava il collo per sbirciare sopra la spalla del marito.
“No, i tuoi figli non ci sono. Vi ho già detto che la vendetta è un piatto che si deve gustare freddo.”