Libero

La mattina stabilita Jona preparò con calma le sue cose, si caricò lo zaino sulle spalle e scese ad affrontare Thano per la seconda volta.

Le grandi porte della metropolitana erano aperte, come sempre, del resto.
Stavolta però di Thano non c’era traccia.
Intonò l’invocazione, ma senza risultato; quello stupido Amuleto non riusciva a fare neppure le cose più semplici, figurarsi se era in grado di evocare un Dio.
Rimase ad attendere nella penombra, incerto sul da farsi.
Non riusciva più neppure a vedere l’aura attorno alle porte.
Alzò la mano e passò un dito, il mignolo sinistro, attraverso il grande vano della porta.
Nulla.
Prima di lasciarsi il tempo di pensare troppo raccolse zaino e bastone da viaggio e, con un lungo passo determinato, attraversò la soglia.
Con la coda dell’occhio colse un lampo rosso e si preparò alla sferzata, che non venne.
L’Amuleto, in cima al bastone, brillava allegramente di luce rossa.

“Sei tornato?”
“Già, per un momento ho temuto tu non trovassi il coraggio di attraversare le porte e ripiegassi verso il museo.”
“Stavo per farlo, infatti”, poi, colto da un improvviso pensiero: “possiamo tornare dentro, ora?”

L’Amuleto non si curò di rispondere e Jona, voltandosi, vide che l’aura rossa era ricomparsa a sbarrare le porte; lieve, ma inconfondibile.
Riprese a camminare lasciandosi alle spalle il museo, oramai irraggiungibile.

“Peccato.”
“Perché, hai dimenticato qualcosa?”

“Oh, se è per quello puoi stare tranquillo: ho di molto meglio. Ora che hai scoperto l’enciclopedia da solo, Isto mi ha consentito l’accesso a parecchi altri libri che prima non potevo raggiungere. Isto mi dice di comunicarti, però” proseguì in tono formale e diventando violetto, “che non posso suggerirti che cosa leggere. Devi chiedere tu.”
“Come faccio a sapere cosa c’è? Quello che posso chiedere?”
“C’è un catalogo, simile a quello della biblioteca di Palla in Twerp.”

Mentre parlavano Jona era arrivato in una grande sala rettangolare attraversata per il lungo da uno stretto canale secco e sassoso che si infilava poi in due buie gallerie.

Jona si guardò attorno mentre un vento improvviso gli agitava i vestiti addosso.
Piantò i piedi preparandosi ad affrontare quella novità che si annunciava con il vento e i due occhi luminosi che gli correvano in contro.

Il vagone della metropolitana venne a fermarsi quasi davanti a lui e aprì le porte. Entrò senza esitare e quello ripartì sferragliando e si tuffò nel buio del tunnel sul lato opposto.

Proseguì senza rallentare nemmeno nelle numerose stazioni che trovò sul suo cammino, buie, ma apparentemente in buone condizioni.

Il carro procedeva veloce nel buio. Neppure le stazioni rompevano più la monotonia di quelle pareti nere che sfrecciavano a pochi centimetri dai finestrini.

Jona non aveva nessuna idea di quanto avesse percorso quando, più di un’ora dopo, il carro si fermò alla base di una lunga scala, stretta e molto ripida.

Non sembravano esserci altri passaggi.
Appena sceso il vagone richiuse le porte e ripartì, tornando da dove era venuto. Aveva fatto il suo lavoro.

Jona strinse le cinghie dello zaino e cominciò a salire.

In cima trovò solo un piccolo pianerottolo e una porta dall’aspetto massiccio. La spinse e quella si aprì facendo entrare una lama di sole che gli ferì gli occhi.
Una volta uscito la porta si richiuse silenziosamente alle sue spalle. Nulla nella parete di roccia chiara faceva supporre che lì ci fosse, o ci fosse stata, una porta.

Jona guardò l’Amuleto, aspettandosi di trovare la bussola, ma fu deluso. Quello dovette indovinare i suoi pensieri: “Thano dice che, da qui in poi, la strada devi cercartela da solo. Io posso aiutarti a trovare i posti dove vuoi andare, ma la destinazione devi darla tu.”

Jona annuì. Collimava con la posizione di Isto.

Il sole stava cominciando a scendere.
“Non credo sia il caso di affrettarsi troppo. Per stasera cerchiamoci un ricovero sicuro e qualcosa di fresco da mangiare. Sono più di due mesi che mangio solo roba secca; vedi alberi da frutta nei dintorni? Selvaggina?”

“Uhm, aranci nei dintorni?” Chiese speranzoso, “Qualcosa di pericoloso?” Aggiunse preoccupato, sapendo bene che l’abbondanza di selvaggina, di solito, comportava anche la presenza di predatori.
“Su questo costone roccioso dovresti essere al sicuro. Poco più avanti c’è una sporgenza dove passare la notte in relativa tranquillità. Per gli agrumi posso controllare, ma credo che faccia troppo freddo per loro”
“Fai strada.”
La solita stradina di mattoni gialli ricomparve e Jona la seguì.

Quando arrivò all’anfratto che l’Amuleto aveva individuato la sua cena era appesa al bastone : una specie di pollo che l’Amuleto aveva paralizzato e lui aveva finito tirandogli il collo.
Certo che come pollo era ben strano: prima di tutto aveva una bocca piena di denti, invece del solito becco, e poi quegli spuntoni di ali terminavano con delle dita unghiute.
Mai visto nulla di simile.

Questo non gli impedì di trovarlo delizioso, nonostante, per la fretta, lo avesse cotto decisamente troppo poco.