Reginald era nella sua stanza in preda un’attività febbrile. Tremava leggermente, ma non per il freddo o per il timore della tempesta che si addensava fuori. Era la determinazione che lo spingeva.
Piegò accuratamente il foglio che aveva davanti e lo depose sul suo cuscino, dove l’indomani non avrebbero potuto fare a meno di trovarlo. Aveva affidato alla carta tutte le parole che non era mai riuscito a dire a suo padre. Sperava che finalmente lo comprendesse. A modo suo era sempre stato un buon padre, anche se non l’aveva mai capito fino in fondo. E come avrebbe potuto? Onore, dovere e fedeltà al Signore erano le uniche cose che suo padre capiva veramente. Anche sua madre l’aveva sposata per dovere, più che per amore.
Amore, questa chiave potente l’aveva imparata soprattutto da sua madre.
Un processo di liberazione del cuore dalle catene che lo aveva alla fine portato alla scoperta dell’Amuleto e della Dea.
Mise fermamente da parte questi pensieri e raccolse la sua sacca e il mantello. Fuori era già buio, di lì a poco avrebbe cominciato a piovere. Era ora di andare. Spense la candela e scivolò fuori dalla sua stanza.
Fece un lungo giro per evitare di essere visto e finalmente arrivò alla stalla dove aveva lasciato il suo cavallo. Sellarlo fu questione di pochi minuti. Ora veniva la parte più difficile: far uscire Magda.
Portò silenziosamente il suo cavallo in un punto riparato e gli diede una pacca sul collo pregando che rimanesse fermo. In giro non si vedeva nessuno, normale a quell’ora e con quel tempo, ma ringraziò, grato, la Dea.
Entrò rapido nel magazzino dove avevano rinchiusa Magda portando con sé il mantello che aveva preso per lei. Il pesante chiavistello era aperto e lui aggrottò le sopracciglia preoccupato, ricordava perfettamente di averlo chiuso poche ore prima. Era stato molto attento, non aveva certo paura che fuggisse, ma non farlo avrebbe sicuramente attirato attenzioni e domande delle quali faceva volentieri a meno.
Accese la candela che era lì sulla mensola a fianco della porta. Gli apparve il volto di Magda, pallido come un lenzuolo di lino appena lavato, i suoi occhi azzurri dilatati dal terrore.
“Così questa piccola strega ti ha fatto la sua fattura, eh?” Suo padre fece un passo in avanti e apparve alla luce della candela. Spinse avanti Magda reggendola solidamente per i capelli.
“Scappa!”
“Zitta, strega.” Poi, con fredda efficienza, le trapassò il cuore con il pugnale. Il freddo acciaio uscì dalla ruvida tunica che indossava e il fiore rosso del sangue si allargò sotto il suo seno sinistro. Si accasciò come un sacco vuoto.
“Errore mio. Ti ci ho lasciato divertire per troppo tempo, dovevo farlo prima, ma non tutto il male viene per nuocere: ora sai cosa aspettarti dalle donne”, disse il padre mentre puliva il pugnale sulla tunica di Magda.
Reginald era rimasto basito. Il suo cervello come congelato. Una lieve pulsazione sul petto, lì dove aveva nascosto l’Amuleto, lo riportò al presente. Lasciò cadere la candela e lanciò il mantello addosso suo padre poi, senza sapere davvero che cosa stesse facendo, corse fuori, balzò in groppa al suo cavallo e fuggì nella notte.
Mentre grosse gocce di pioggia cominciavano a cadergli addosso confondendosi con le lacrime che salivano, un solo pensiero occupava la sua mente “almeno non ha sofferto”.
Jason rimase fermo sotto la porta spalancata del piccolo castello. Il bagliore lampo gli mostrò Reginald che fuggiva veloce ad appena qualche centinaio di metri di distanza. Lo stalliere, un ragazzone alto che aveva quasi la stessa età di Reginald arrivò trafelato con il suo cavallo e il mantello.