Pagarsi il passaggio

Per tutta la sera nessuno notò il Mago che fu felice di confondersi con la mobilia e osservare la festa del ritorno.

L’anno era cominciato bene: tutte le barche avevano fatto ritorno e non c’erano stati incidenti gravi.

Jona si ritirò presto e si stese, come al solito, su una panca imbottita di pelli.

La mattina dopo, quando il sole era già alto, si presentò da Troomsin, che era il capo della flotta che avrebbe preso il largo per le foci del Fiume Rabbioso, suo fratello Troomdex era a capo della flotta che, presumibilmente, stava facendo ritorno.

“Ah, tu devi essere il Mago pellegrino di cui mi hanno parlato”, esordì Troomsin appena lo vide.
“Infatti.”
“Mi hanno raccontato un sacco di storie, sul tuo conto. Cosa c’è di vero?”
Il tono era decisamente brusco e Jona si trovò istintivamente sulla difensiva: “Come posso saperlo, se non mi dici che ti hanno raccontato?”
“Non mi prendere in giro!” ruggì Troomsin.
Jona capì di aver sbagliato completamente tattica e cercò di correre ai ripari. Si drizzò, allargò le spalle e piantò il suo pesante bastone bene in vista: “Quello che ti posso dire è che quello che io ho raccontato è tutto vero.”
“Anche quando dici che ti manda Thano?”
“Anche quando dico che Thano mi ha imposto questo viaggio.” L’Amuleto, obbedendo ad un muto comando, emise una serie di lampi minacciosi che si scaricarono lungo il bastone fino a terra.
“Anche quando dici che non sai dove devi andare, di preciso?” Il tono di Tromsin era meno ostile.
“Questo è quello che so”, rispose Jona abbassando il bastone in modo che l’altro potesse vedere bene la Bussola.
“Questa punta verso l’altro lato del fiordo.”
“Ho provato a seguirlo via terra. Sono arrivato sulla sponda dell’oceano che, come ben sai, non è molto lontana, e questa continuava a puntare sempre nella stessa direzione, verso il mare aperto. Non credo che ci siano dubbi. Devo chiederti di unirmi alla vostra grande migrazione.”
“Non abbiamo posto per un passeggero.” La voce di Troomsin era ora piana e stava semplicemente enunciando un fatto. Aveva valutato Jona e aveva deciso che poteva essere considerato un uomo. Un passo avanti.
“Posso lavorare a bordo. Come ti hanno sicuramente detto vengo da un paese di mare, anche se molto lontano da qui, inoltre posso pagarmi il passaggio, lasciandovi il cavallo, per esempio.”
“Lascia perdere il cavallo! dovresti lasciarlo qui comunque. Non penserai mica di imbarcare pure lui, vero?”

Troomsin lo fermò con un gesto secco della mano: “Non capisci. Partecipare alla grande migrazione è un grande onore: per i ragazzi significa il permesso di prender moglie, per tutti gli altri non essere nella schiera degli anziani o, peggio, dei buoni a nulla! Tutti quelli che verranno con me si sono guadagnati il diritto di farlo. Non posso lasciare a terra qualcuno senza un buon motivo, e dubito che ci sia qualcuno disposto a cederti il suo posto!”
“Come posso guadagnarmi l’onore?” Chiese Jona cupo, immaginando già la risposta.
“Non puoi. Ci sono già parecchie ottime persone che non potranno venire perché una fottuta tempesta ci ha distrutto una nave, l’anno scorso e quella nuova non è ancora pronta. Ci fosse stata quella una probabilità l’avresti avuta. Mi dispiace. Prova l’anno prossimo con mio fratello.”

Jona non voleva darsi per vinto, anche perché sapeva perfettamente che Thano non avrebbe gradito.
“Perché non potete usare una delle navi più piccole? Mi pare che tengano il mare bene come le altre.”
Il comandante scosse la testa: “Non pescano abbastanza, non riescono a stringere il vento come quelle più grandi e non possiamo viaggiare assieme. No, non si può fare, purtroppo.”

Un barlume di idea si agitava nella mente di Jona:
“Saresti un mago!”
Jona sorrise placidamente: “Ma io sono un Mago!” L’Amuleto si accese di un’abbagliante luce gialla, “Vediamo se riesco a risolvere questo problemino. Posso chiedere aiuto a qualcuna di quelle “ottime persone” che sarebbero destinate a rimanere a terra con me?”
Troomsin era senza parole, ci mise qualche istante prima di rispondere: “Sì, certo”, mentre cercava di immaginare che avesse in testa l’altro.