La notte trascorse con una relativa tranquillità. Dei “trappers” non c’era neppure l’ombra, anche se il Mago sapeva bene che erano sparpagliati tutt’intorno. L’Amuleto non riusciva ad avere delle immagini precise, ma le tracce di calore si intravedevano anche tra il fitto fogliame e la bruma notturna.
All’alba il campo era stato completamente tolto e i carri erano in ordine di marcia, con Viknuit e Nani al posto dei somari che erano state le prime vittime dell’attacco.
Il piccolo convoglio si mosse faticosamente in direzione del Gran Mercato.
I carri erano piccoli, ma pesanti. Non sarebbero mai riusciti ad arrivare al Mercato in tempo per l’apertura, inoltre non molto più avanti, ad un giorno di marcia, si doveva passare per una stretta gola, posto ideale per un’imboscata.
Jona cercava di tracciare come meglio poteva i movimenti degli assalitori che si tenevano a rispettosa distanza cercando il posto giusto per un altro attacco.
La strada era malagevole, ma netta. Non ci si poteva certo sbagliare.
A metà pomeriggio l’Amuleto lo avvertì: “Stanno tornando quelli che erano andati ad esplorare avanti. Speriamo bene.”
“C’è qualcuno che ci tiene d’occhio?”
“Certo! Vogliono farci credere di aver rinunciato e si tengono a distanza, ma c’è sempre qualcuno che ci tiene d’occhio dalle colline. Guarda.”
L’Occhio di Lince gli permise di scorgere una figura appollaiata su un alto albero che li scrutava. Poco dopo scese e corse avanti a cercarsi un altro posto d’osservazione, mentre altri suoi compagni continuavano a controllare l’incedere lento del piccolo convoglio. La tecnica era ammirevole: uno solo si muoveva mentre gli altri — ne contò quattro — rimanevano fermi ai loro posti, poi, ad un segnale che non era dato capire, il più arretrato partiva e si portava, a sua volta, in testa per poi rimanere immobile ad osservare e riposarsi.
L’attenzione di Jona era concentrata sul grosso della truppa che viaggiava molto più lontano, in mezzo ai boschi. Sulla mappa dell’Amuleto erano tanti puntini rossi che si muovevano sotto la copertura della foresta. Sembravano un esercito di formiche.
“Puoi farmi sentire quello che dicono?”
“A questa distanza, dall’altro lato della collina e con questa foresta in mezzo?”
“Va bene, ho capito”
Lo sciame si rimise in moto, molto più veloce di prima.
Jona rimase impassibile e si forzò ad aspettare un’altra ora prima di avvicinarsi a Troomsin.
“Sembra che abbiano abboccato”, gli disse a bassa voce cercando di evitare qualsiasi gesto che potesse mettere in allarme gli osservatori.
“Hanno preso posizione alla gola?”
“Non ancora, ma ci stanno andando.”