La Pianta non era certo imponente, somigliava a una verza troppo cresciuta, alta quasi un metro e mezzo e larga altrettanto, grandi foglie verde pallido sormontavano un tronco corto e tozzo dal quale partiva un robusto peduncolo che portava a una grossa zucca adagiata sulla sabbia pulita.
Era proprio la zucca a occupare per intero l’attenzione dell’Assistente che, immobile, la osservava.
Si trattava di un frutto oblungo con la buccia di un bel colore giallo solcato da striature più chiare. Ora si stava agitando e sulla pelle morbida apparivano dei rigonfiamenti, come se qualcosa stesse premendo per uscire.
Qualche minuto dopo, d’improvviso, la zucca si lacerò esponendo alla luce del sole il suo contenuto.
L’Assistente scattò in avanti, raccolse il corpicino, recise il cordone ombelicale e, dopo una rapida occhiata per accertarsi tutto fosse in ordine, cominciò ad asciugarlo.
Il piccolo Elfo lanciò il suo primo vagito.
L’Assistente raccolse anche i resti del frutto con la placenta ancora attaccata e si diresse a passo spedito verso la bassa costruzione che fungeva da nido, senza prestare la minima attenzione agli altri suoi colleghi che, immobili come statue, attendevano la maturazione dei frutti a loro assegnati.