Ricapitolazione

Jona si svegliò in camera sua e ricapitolò gli avvenimenti della sera prima.

A notte fonda, dopo che tutti gli appetiti erano stati placati e l’idromele aveva rilassato la compagnia, erano tornati a parlare di Tarciso e delle sue idee.

I due servitori, la guida di Jona e il ragazzo che l’Accademico si era portato al seguito, si erano ritirati in un angolo, confondendosi con i tendaggi e svanendo dalla coscienza dei due uomini più anziani.

I fatti che Caio narrava erano vecchi di due anni, ma lui non aveva avuto molte occasioni di sfogarsi perché era l’unico ad aver trovato interesse nelle idee di Tarciso; tutti gli altri lo avevano sempre deriso e la sua fine non aveva fatto che confermarli nelle loro convinzioni. Caio aveva avuto il suo bel daffare per evitare di essere accomunato alla pazzia dell’amico.

Il libro che Jona aveva letto era il risultato della collaborazione fra Tarciso e il sacerdote di Ipno Sofonte. Avevano fatto assieme ricerche mirate sul funzionamento del cervello e, a quello che aveva detto Caio Servio, era risultato che le strutture cerebrali non sembravano compatibili con la nostra percezione del flusso della coscienza.
L’ipotesi di lavoro su cui si muoveva Tarciso era che la nostra coscienza fosse la visione di un modello interno e non direttamente della realtà sensoriale.
Degli ulteriori risultati, se ce n’erano, Caio non era al corrente. Tarciso non ne aveva parlato nemmeno con lui.

Decise di cercare questo Sofonte.
Per un attimo giocherellò con l’idea di invitare anche lui alle terme, ma decise di evitare, se possibile.
“Amuleto, secondo te, posso contattare Sofonte senza fare tutta la trafila che ho fatto con Caio?”
“Puoi provare. Dipende da cosa ti aspetti. Caio aveva bisogno di rilassarsi per poterti dire tutto quello che ti ha detto. Con Sofonte potrebbe non essere necessario.”
“Puoi contattarlo direttamente tramite il suo Amuleto?”
“Certo. Devo?”

“Ho contattato il suo Amuleto e mi dice che sta facendo colazione. Mi avvertirà quando sarà il momento.”