Riposo

Jona stava lottando per rimanere in piedi. Prima che perdesse la battaglia e la faccia il sacerdote lo prese familiarmente sotto braccio e, parlando sommessamente, lo condusse attraverso il portale a ogiva che dava accesso alla grande sala delle udienze del tempio, poi voltò bruscamente a destra e si infilò in uno stretto corridoio.
“Non cercare di camminare da solo. Considera un successo il semplice fatto di essere riuscito a stare in piedi finora. Uomini molto più giovani di te non sarebbero sopravvissuti al viaggio.” Jona faceva fatica a camminare normalmente. Le gambe continuavano a cercare di saltare, ma, senza il sostegno degli elfi, non sarebbe riuscito nemmeno a scendere un gradino. Fortunatamente non ce n’erano. Il sacerdote lo guidò per un paio di brevi corridoi poi entrò in una stanzetta che aveva tutta l’aria di essere uno studio medico.

Lo fece stendere sul lettino. Jona fece per protestare ma era debole come un gattino e l’elfo era abituato a trattare con i malati recalcitranti. Lo palpò leggermente tenendo gli occhi fissi sul suo Amuleto verde. Jona ebbe una fitta al cuore riconoscendo i gesti di sua moglie. Che stava facendo ora? Trasalì quando il sacerdote batté le mani.
“Signore?” Un’Elfa alta e sottile era comparsa come per magia al suo fianco.
“Pasto ipercalorico proteico tipo B, poi tisana calmante per ventiquattr’ore di sonno. Il nostro amico ha bisogno di riprendersi. Idratazione.”
“Non potete mettermi a dormire per un giorno intero”, cercò di protestare Jona. Il Sacerdote lo guardò fisso negli occhi: “Pensi veramente di essere in grado di ragionare? Hai da smaltire tante di quelle tossine, e non solo di stanchezza, che non so se un giorno di sonno basterà. Meglio essere in forma per l’udienza con Re Falanor, non credi?” Jona sapeva che aveva ragione. L’assistente lo prese delicatamente sotto braccio e lui riuscì a seguirla senza appoggiarsi troppo.
“Bell’aiuto mi hai dato”, disse rivolto all’Amuleto mentre si lasciava guidare verso una stanzetta con un letto, un tavolino e una deliziosa finestra a sesto acuto che lasciava filtrare la luce attraverso un vetro decorato con mille sfumature di verde.
“Ho controllato costantemente i tuoi parametri. Non hai mai corso pericoli. Questa corsa, anzi, ti è servita a rimettere un po’ di tono in quei muscoli che stavi lasciando inflaccidire. Quando ti sarai ripreso sentirai d’avere dieci anni di meno.”
Jona rispose con un improperio che l’Amuleto non si curò di tradurre, ma fece fremere le orecchie dell’infermiera che, pur senza capire le parole sentì il tono e gli lanciò un’occhiata di riprovazione molto professionale.
Jona le sorrise serafico: “Allora? Arriva questo “pasto ipercalorico proteico tipo B”? Effettivamente ho un po’ fame.”
Lei lo guardò dubbiosa e uscì per tornare subito dopo con un vassoio su cui si trovavano tre grosse tazze. Sorrise alla sua evidente delusione: “Cosa credevi? Cervo arrosto con salsa di marroni? Dovevi andare al tempio di Dionne per quello.”
Jona sapeva benissimo che non sarebbe riuscito a tenere nello stomaco niente di complicato, ma non lo disse.
Le tre brodaglie non erano, in realtà, male.