Rudesh

La mattina era fresca limpida, Quando Jona si affacciò dal finestrone del suo attico si poté godere uno splendido panorama che andava dai tetti di Ruudesh, proprio sotto di lui, al fiume e, in lontananza, poteva intravedere anche Minz, avvolta nella foschia che aleggiava sul Rin.
Alla luce del giorno era del tutto chiaro che si trovava dentro un palazzo. Tutto era assolutamente squadrato. Si trovava all’ultimo piano di una specie di scatola incastrata nel fianco della montagna, con il tetto, oramai coperto di erba, che formava un’ampia terrazza.

L’accesso ai piani inferiori era bloccato da cumuli di detriti. Per un attimo il Mago fu tentato d’indagare, ma si forzò a mettere in un angolo la sua curiosità per affrontare problemi più urgenti.
“Amuleto, ci sono Troll nei dintorni?”
“Sì, ma non sono vicinissimi e tutti verso monte, se aspetti ancora qualche minuto per essere sicuro che siano addormentati al sole puoi scendere fino a Ruudesh senza pericoli.”
“Nessuna speranza di superarli e andare a nord?”
“Nessuna.”
“E allora torniamo indietro.”

La prima parte della discesa fu abbastanza laboriosa, c’era parecchia vegetazione e la montagna scendeva a balze.
Poi cominciarono i campi coltivati e il cammino si fece più facile.
Jona evitò la parte di Ruudesh già visitata assieme a Ivan, si spostò invece là dove era concentrata la produzione del vino, grandi cantine raccoglievano le uve dei dintorni e producevano quel buon bianco che aveva imparato ad apprezzare.

Non aveva nessun interesse a farsi riconoscere, trovò alloggio in una cascina poco fuori dalla cittadina. Per poche monete gli permisero dormire nel fienile e di usare la fontana per lavarsi.
Jona raccontò la solita storiella del cercatore di erbe, aggiungendovi di aver saputo, da certi suoi conoscenti, che più a valle delle cascate si trovavano delle erbe miracolose. Tutti quelli con cui parlò gli dissero la stessa cosa: non c’era nessun modo di passare le cascate.

Non fidandosi del parere altrui Jona volle vedere di persona. Spese un intero giorno esplorando le rive del Rin. Alla fine dovette arrendersi all’evidenza: le rive vicino al fiume erano assolutamente impraticabili visto che avvicinandosi alle cascate diventavano sempre più verticali e scivolose. Più in alto, dove era possibile svalicare, tutta la zona era presidiata da gruppi di Troll particolarmente numerosi.

La sera, ben nascosto nel suo fienile, Jona chiamò sua figlia.
“Puoi farmi vedere quella botte di cui si parlava l’altro giorno?”
“Ci provo, Festo è stato piuttosto preciso, anche più del solito.”
Davanti a Jona comparve modellino semitrasparente di nuovo tipo d’imbarcazione. Si trattava di una grossa botte alta circa un metro e mezzo e larga la metà nella quale era stato costruito un rozzo sedile con malta e sassi, completato da un’imbottitura e delle cinghie che dovevano servire a tener fermo che ci si trovasse sopra.
“Festo dice che il peso della zavorra farà galleggiare la botte inclinata e, nel volo, la manterrà con il giusto angolo d’impatto con l’acqua.”

Come a sottolineare le sue parole il modellino prese a muoversi sul fiume, arrivò alle cascate, percorse un bell’arco e infine si tuffò nella pozza sottostante esattamente con uno spigolo. Le acque subito sotto la cascata erano molto agitate, ma, dopo essere stata sballottata un po’, riprese la navigazione in un tratto dove la corrente era più tranquilla.
“A vederla così l’impresa sembra facile, ma sono sicuro che potrebbero verificarsi decine d’incidenti. Purtroppo non vedo altre soluzioni.”
“Hai controllato se ci sono strade alternative?”
“Certo! Aggirare i Troll significherebbe fare un lungo giro e finire dritti dritti nel territorio degli orchi. Temo proprio che dovrò affidare la mia vita a Festo un’altra volta.”
“L’intero progetto, così come me lo ha dato Festo, dovrebbe essere sul tuo amuleto. Pensi di riuscire a farti costruire una cosa del genere?”