Jona andò a lavarsi la faccia con l’acqua fredda. La sensazione di torpore lo lasciò lentamente, ma le parole di Ipno non divennero più chiare.
“Hai registrato tutta la conversazione?”
“Parola per parola. Vuoi rivederla?”
“Tra un attimo. Adesso chiama Serna.”
Serna apparve quasi subito, avvolta in un fresco abito primaverile azzurro. In Ligu doveva fare già parecchio caldo, mentre qui la primavera la si doveva ancora indovinare. Jona ebbe una fitta di nostalgia.
“Ciao papà! Come vanno le cose?” Poi vide l’espressione stanca e preoccupata del padre: “Problemi?”
“Forse mi puoi aiutare: sei sempre stata in buoni rapporti con Ipno.”
Il Mago fece un rapido riassunto degli ultimi avvenimenti, lasciando all’Amuleto il compito di mostrare il colloquio con il Dio.
Una risata argentina accompagnò le ultime parole di Ipno.
“Papà, è vero che tu e il Dio del Ricordo, come si è definito oggi, non siete mai andati troppo d’accordo, ma questa avresti dovuto capirla anche tu!”
Vedendo l’espressione confusa del padre disse, improvvisamente seria: “Ti ha detto che Tarciso è da qualche parte da solo, lontano da città e, probabilmente, dagli altri uomini.”
Jona si illuminò:
“Puoi fare una ricerca nelle campagne per cercare uomini che vivono isolati? Magari usando l’Occhio dal Cielo?” chiese all’Amuleto.