Serna

Con lo stomaco pieno e un bel fuoco scoppiettante davanti Jona si sentiva decisamente meglio.

“Puoi evocare Serna?”
L’Amuleto non rispose, ma il viso assonnato della giovane maga apparve sprofondato tra cuscini colorati.

Jona ebbe una fitta di rimorso: doveva essere ben tardi da lei. In effetti mancavano alcune ore all’alba, ma Serna si tirò a sedere completamente sveglia appena si rese conto di chi la chiamava: “Papà, come stai? Che è successo? Sembri pallido come un lenzuolo di bucato!”
“Calma, calma”, disse lui sorridendo, “sto benissimo, ma passare tre mesi sotto terra senza vedere il sole non giova all’abbronzatura. Tu come stai, piuttosto? A vederti mi sembri in piena forma, nonostante ti abbia svegliata nel bel mezzo della notte.”

“In realtà devo avere un aspetto orribile. Sono reduce da una settimana intera di festeggiamenti per aver riportato a casa il figlio del Sultano. Sono riuscita a liberarmi solo poche ore fa.”

“Oops, scusa, non ti volevo privare del tuo giusto riposo. Magari ci sentiamo domani.”
“Domani ci risentiremo di sicuro, ma ora raccontami che cosa ti è successo.”
Jona ebbe un attimo di esitazione: quanto e cosa poteva raccontare? Sicuramente gli Dei sapevano quel che lui diceva.

Con Serna puoi parlare”, gli sussurrò una voce nell’orecchio mentre l’Amuleto diventava nero. Ipno?

Raccontò quel che gli era successo, ma si tenne sulle generali, anche perché la figlia era evidentemente stanca.
Lei, a sua volta, gli dette un breve resoconto del viaggio sul fiume, poi, prima di riaddormentarsi, gli promise di richiamarlo l’indomani, dopo l’appuntamento che aveva con il Djinn di Isto.