Sogno

Jona si svegliò confuso. Rimase a guardare quel cubicolo senza finestre per parecchi minuti, prima di ricordare dov’era.
Non aveva mai fatto un sogno tanto sconclusionato in vita sua.
Non era stato un vero incubo perché era mancata quasi completamente la componente angosciosa, ma era saltato da un posto all’altro, da una situazione all’altra e da un periodo ad un altro in maniera continua e vorticosa. Nel sogno tutto era sembrato logico e consequenziale, naturalmente, ma era stato decisamente strano, tanto da lasciarlo ancora confuso ora, dopo il risveglio.

Stava già cominciando a chiedersi cosa fare quando un leggero colpetto all’uscio interruppe il flusso dei suoi pensieri.
“Avanti!”
La porta scivolò di lato e entrò un ometto basso e tarchiato, con i capelli radi di uno sbiadito biondo che non permetteva di capire facilmente quanti fossero già bianchi.
“Sono venuto a salutare”, disse il nuovo venuto mentre la porta si chiudeva alle sue spalle, “non credo che tu abbia più bisogno di me, almeno per il momento.”

Jona rimase un attimo perplesso, poi i suoi occhi corsero all’Amuleto, che era muto e senza vita.
“Mentore!”
Si alzò per andare ad abbracciarlo, ma quello lo fermò con un gesto ed un sorriso: “Non sono qui veramente, sai?”
Jona si fermò di botto, sentendosi molto sciocco.
Doveva avere un’espressione molto buffa perché Mentore rise di cuore: “Vedrai che tra non molto ti abituerai a trattare con le anime incorporee. Quello a cui non ci si abitua mai veramente è essere un’anima incorporea.”
“Ho pensato di venirti a salutare usando il mio vero aspetto, quello che è stato il mio vero aspetto quando mi sono trovato, più o meno, nella stessa posizione in cui ti trovi tu ora.”
“Puoi dirmi anche qual è il tuo vero nome? Mi sembra stupido continuare a chiamarti “Mentore” ora che quello non è più il tuo ruolo.”
“Gaius Licinus di Bath, Albon.”

Rimasero a guardarsi un momento, poi Jona chiese: “Prima di andare, puoi dirmi qualcosa di quel che mi aspetta?”
Mentore sorrise: “Quella è una domanda alla quale non posso veramente rispondere, e lo sai, ma qualcosa ti posso dire.”
“Tu ora hai tutte le informazioni che ti servono, ma non le hai ancora elaborate completamente. Ci sono delle domande alle quali dovrai rispondere prima di poter trovare la tua strada. Gli Dei ti aiuteranno, ma tu dovrai arrivare a capire da solo.”
“La prima cosa sarà capire perché, esattamente, siamo tutti così reticenti e, apparentemente, rifiutiamo di aiutarti proprio lì dove pensi di averne più bisogno.”
“Qual è l’insegnamento di Socrate che è stato ignorato per così tanti secoli?”
“Che ha a che fare tutto questo con la scomparsa degli antichi?”
“Che cosa stanno veramente cercando di fare gli Dei? Perché?”
“Quando avrai risposto a queste domande potrai scegliere la tua via, agli Dei piacendo.”
Jona rimase in silenzio. Mentore gli aveva dato dei consigli preziosi indicandogli, sotto forma di domande, associazioni interessanti fra cose apparentemente separate. Anche la scelta delle parole era interessante, come quel “cercando di fare”. Ancora Socrate.

“Adesso devo proprio andare, Jona. Ti auguro buona fortuna.”
“Grazie. E grazie anche per tutti i buoni consigli che mi hai dato, oggi e prima.”
Mentore sorrise: “Ricorda che i consigli, buoni o meno, valgono quanto li paghi, né più né meno.”
“Ma io non ho mai pagato per i tuoi consigli!”

Jona, ancora una volta, si prese qualche secondo per assorbire il significato delle parole, poi, con un breve inchino, disse semplicemente: “Grazie, Gaius.”