Sospetti

Duliana si stiracchiò pigramente sul grande letto a baldacchino, tanto alto che era necessaria una specie di scaletta per salirci sopra, e si rigirò a guardare il Califfo che era appena sceso e stava ricominciando a rivestirsi.
Senza una parola scese anche lei e, completamente nuda com’era, cominciò ad aiutarlo a stringere gli innumerevoli lacci del suo vestito rosso sangue.

Si aspettava di vederlo uscire senza guardarsi indietro, come aveva sempre fatto, ma, questa volta, vestito di tutto punto, si girò verso di lei e la squadrò con occhi che sembravano voler penetrale l’anima: “Non mi tradiresti, vero?”
“Il mio Signore è geloso?” chiese Duliana abbassando gli occhi con un atteggiamento civettuolo che voleva indicare come si sentisse lusingata al pensiero.

Il Califfo scoppiò in una breve risata: “No, sono guarito da quella malattia tanti anni fa, forse prima che tu nascessi, bambina.”

Duliana che, nonostante avesse superato la trentina, manteneva la freschezza di una ventenne, si guardò bene dal contraddire l’ultima affermazione, facendo finta di non capire dove lui volesse andare a parare.

La prese per le braccia stringendo abbastanza da farle sentire la sua forza, ma non tanto da farle davvero male, e la sollevò mettendola a sedere sul davanzale della finestra. Ora i loro occhi erano allo stesso livello e quelli del Califfo avevano ripreso ad essere indagatori.

Duliana inghiottì, sbattendo gli occhioni neri, come se avesse difficoltà a capire che cosa volesse veramente dire il Califfo, poi parve capire e si portò una mano sulla bocca per nascondere un sorrisino, si tirò dritta dritta e, con l’aria di una bambinetta che recita una poesia per la gioia del parentado riunito, declamò:

Il Califfo guardava le viole che ornavano il davanzale su cui aveva appoggiato Duliana, poi riportò i suoi occhi su quelli della danzatrice: “Conosci il Visir di ‘Rruth?”
“Ho danzato per lui diverse volte.”
“Ti ha mandato lui qui?”
“Certo! Te l’ho detto, no?”

Il Califfo scoppiò in un’altra risata, più sincera e liberatoria:
Duliana era evidentemente incapace di capire che cosa stesse succedendo, tanto che lui si sentì in dovere di spiegare: “Vedi quelle viole? Sono fiori rari e preziosi: viole del pensiero.”
Vedendo che lei ancora non capiva proseguì:

Duliana si limitò ad annuire con due occhioni spaventati, poi si girò verso i fiori e sibilò: “Spioni!”
Quindi si alzò con tutta la dignità offesa che riuscì a racimolare e si allontanò, andando a raccogliere i suoi vestiti.