Tigu

Si costrinse a rivedere i suoi appunti e a controllarne la validità, prima di accantonarli per riprenderli fra una settimana — come era sua abitudine fare per le questioni importanti — prima di cedere alla curiosità che lo attanagliava.

Riprese il grosso volume che raccoglieva le mappe — dal curioso nome di “atlante”; aveva seguito per un’ora intera i riferimenti a quel gigante che, secondo i “miti” reggeva la volta celeste, e non la terra, sulle spalle — per cercare la sua terra natale.
Non fu per niente sorpreso di trovarla quasi inalterata. Anche i nomi erano quasi uguali, curiosamente troncati: quella che l’enciclopedia riportava come Liguria lui la conosceva come Ligu, il golfo del Tigullio era diventato il golfo di Tigu e Genova Gena.
Quello che non era affatto uguale era la quantità di case, paesi e, in generale, esseri umani che la abitavano, come, del resto, sembravano abitare in tutto il mondo antico.

Non sembrava, invece, che esistessero altre razze: Elfi, Nani e Orchi venivano citati come “creature leggendarie” o “fantastiche” il che, se aveva capito bene, voleva dire che non esistevano davvero, anche se questa cosa non gli era ancora del tutto chiara — prese nota di approfondire la cosa — e il regno degli Elfi, pressappoco, coincideva con la “Svizzera”.

Questo era consistente con il fatto che gli Elfi si dicessero “figli di Asclep” e i Nani “figli di Festo”.
Che fine avevano fatto tutti gli Umani che c’erano — se doveva prestar fede all’enciclopedia — in quel mondo antico?
Fece qualche ricerca, ma non si aspettava di trovare davvero qualcosa. Quei libri li avevano scritti gli Umani, probabilmente all’apice della loro potenza, non potevano contenere la storia della loro scomparsa.