Una visita sgradita

Un sibilo insistente lo risvegliò d’improvviso.
Fuori era ancora notte fonda.
l’Amuleto smise di fischiare.
“Che succede?”
“Che hai la possibilità di dimostrare praticamente la superiorità dell’intelligenza dell’Homo Sapiens contro la forza bruta di questi stupidissimi dinosauri.”
“Chi c’è là fuori?”
“Nessuno, per ora, ma un grosso e cattivo T.Rex ha fiutato gli avanzi della tua cena.”
Jona stava già raccattando le sue cose mentre il cervello lottava per scacciare le ultime nebbie del sonno; sentì distintamente l’adrenalina che gli entrava in circolo quando il nome venne associato allo scheletro che aveva visto al museo.
Un palazzo con più denti di una sega a quattro mani, ognuno lungo un palmo.
“Quanto è lontano?”
“Poco più di un chilometro.”
Jona si stava allacciando lo zaino: “Può entrare qui dentro?”

Jona si bloccò: “Quindi è uno solo.”
“Esatto.”
“Non dovresti avere problemi a metterlo fuori combattimento.”

“Vuoi dire che non sei disponibile a collaborare?”
“No. Sono disponibilissimo a collaborare, solo vorrei che tu non mi chiedessi di fare nulla direttamente su quel bestione. Considerala come un test delle tue capacità.”
Jona era oramai completamente sveglio e la lieve esaltazione provocata dall’adrenalina era ben presente: “Tra quanto arriverà qui?”

“Quindi corro più veloce di lui, anche con lo zaino?”

Ancora una volta l’Amuleto era rimasto sul vago. La risposta era chiara, ma il tono conteneva una nota dubitativa che non sfuggì al Mago:
“Temo di sì.”
“E, se lo lascio arrivare qui fuori non se ne andrà tanto presto vero?”
“Non posso saperlo, ma di solito sono piuttosto testoni.”
“Me l’immaginavo. C’è, qui attorno qualcuna delle sue prede abituali? Sei disposto ad aiutarmi contro di quella?”
“Sì a entrambe le domande. C’è il padre della tua cena, che non ha ancora fiutato il T.Rex.”
“Quindi si trova dalla parte opposta? Andiamo!”
La consueta striscia gialla apparve e Jona uscì al piccolo trotto mentre in lontananza si cominciavano a sentire i passi pesanti del bestione a cui stava cercando di sfuggire.
Lo zaino era pesante, conteneva tutti i suoi averi, e Jona era concentrato su dove mettere i piedi. Prendere una storta ora sarebbe stato come precipitare in un burrone.
Il ruggito di delusione alle sue spalle lo informò che il bestione aveva trovato i resti della sua cena, lasciati poco fuori della caverna per attirarlo e che non si dichiarava soddisfatto. Presto avrebbe ripreso la caccia.
Quando alzò lo sguardo perché la pista gialla era terminata si trovò faccia a faccia con un brutto muso ricoperto da grosse piastre ossee. Il muso scomparve mentre l’animale si girava per fuggire, nonostante fosse ben più massiccio di Jona e sicuramente ben corazzato. Il Mago sentì il sibilo della coda che arrivava e si lasciò cadere faccia a terra mente urlava: “Ala Ipni!”
La coda passò fischiando sopra la sua testa mentre il bestione crollava paralizzato.
“Se mi prendeva mi staccava la testa! Che cos’è questa “cosa”?”
“Un Ankylosauro”, rispose serafico l’Amuleto mentre Jona estraeva il suo coltello e cercava un punto vulnerabile nella gola dell’animale per finirlo.
Jona cercò di ricordare. Tutti i dinosauri avevano quei nomi strani e impronunciabili. Poi vide la coda.
“Se quella mazza mi prendeva mi staccava la testa!”
“Probabile. Meglio che ti sbrighi.”
Jona si rese conto che il martellare che sentiva non era il suo cuore, ma i passi pesanti del T.Rex che lo inseguiva.
Il coltello finalmente trovò un varco tra le piastre più sottili che ricoprivamo la gola dell’ankylosauro e un fiotto abbondante di sangue cominciò a scorrere allargandosi sul terreno.
Il Mago pulì accuratamente il coltello sull’erba e riprese a trotterellare allontanandosi verso sud.
Pochi minuti dopo un ruggito di vittoria gli confermò che la preda era stata trovata.
Il mostro avrebbe avuto da fare per parecchi giorni.
Jona rallentò il passo mentre l’alba schiariva il cielo a est.
Su una piccola altura poco lontana si concesse un momento di riposo e la curiosità di guardare il Tirannosauro da distanza di sicurezza.
Era ancora più brutto di come se lo fosse immaginato.